Possiamo affermare la danza orientale si esprima attraverso un "linguaggio silenzioso" del corpo e dello spirito? Sicuramente sì. Come abbiamo detto, nascendo in un contesto ritualistico, i passi di questa danza non erano certo eseguiti a caso: ogni movimento conteneva un simbolismo ben preciso con cui si rivolgeva una preghiera, un inno, un'invocazione, si entrava in estasi o si offriva la propria dedizione agli dei. Anche se al giorno d’oggi non viene più praticata per scopi mistico-religiosi, il significato dei gesti è stato conservato e tramandato nel tempo contribuendo a renderla una tra le danze più affascinanti di sempre. E' interessante quindi comprendere il significato segreto custodito dalle antiche danzatrici e rivelato silenziosamente da colori, tintinnii e melodie che si intrecciano ad avvolgenti movimenti sinuosi. Scopriamo insieme il significato di alcuni movimenti principali…
Noi danzatrici moderne sappiamo che per alcuni passi è necessario mantenere la pianta dei piedi totalmente a contatto con la terra. Questa posizione basilare, per noi scontata, anticamente manifestava la forza e la stabilità femminile sancita dal connubio tra la donna e la Terra. Di notevole importanza poi sono le mani con le quali evidenziamo maggiormente i movimenti corporei, ma al contempo simboleggiano anche l’atto del donare offerte alla Dea. Non solo: la danzatrice offriva se stessa e il suo cuore alla divinità e tale gesto ancora oggi si esprime inarcando la schiena e portando indietro la testa. I ripetuti movimenti del bacino, in avanti e indietro, e gli shimmy, ovvero i tremori che scuotono delicatamente la danzatrici, rievocano chiaramente l’energia e l’atto sessuale, massima espressione della potenza creatrice umana.
La mezzaluna disegnata armoniosamente dai piedi o con la testa si riallaccia al principio femminile, non a caso troviamo numerose iconografie di Iside con una mezzaluna sulla testa. Le braccia, la pancia e la schiena poi ricalcano il movimento di alcuni animali, come il cammello o il serpente. In particolare l’archetipo del serpente è molto interessante in quanto radicato nella storia del mondo. Dai miti greci, passando per quelli nordici fino ad arrivare alle tradizioni asiatiche e sud americane, il serpente è l’emblema dell’energia vitale primordiale. Per l’induismo tale forza, nell'essere umano, è paragonabile alla Kundalini, energia spiraliforme situata alla base della schiena, o a “Ida e Pingala”, potenza maschile e femminile rappresentata da due rettili che si muovono lungo la schiena, intrecciandosi. In sostanza, il serpente è la manifestazione della potenza divina e dell’evoluzione spirituale. Quindi, la sacerdotessa che con le sue danze incarnava l’essenza della Dea, diventava ella stessa perfezione: con l’otto (o infinito), movimento eseguito con il bacino e il petto, in orizzontale, verticale e in alto, con le braccia e con i piedi, si evince questo richiamo di massimo equilibrio e completezza. Il cerchio (per alcuni ronda) disegnato dalla danzatrice con il bacino o con il petto, in senso orizzontale, verticale o laterale, era associato alla ciclicità della vita, ciò che non ha inizio né fine, quindi ancora una volta, perfezione.
Da non dimenticare poi le delicate movenze corporee che ricordano le onde, e perciò l’acqua, altro elemento naturale su cui si aprono le pagine di tutte le scritture mitologiche e religiose, sostanza che dona la vita, legata indissolubilmente alla sfera femminile. Il movimento che incarna questo elemento si sposa con la fertilità, esprimendo capacità ricettiva e lo scorrere degli eventi. Dall’acqua passiamo al fuoco: il basico, passo egizio. La danzatrice solleva un fianco dall’alto verso il basso per due volte e con l’altra gamba, posizionata sulla mezza punta, compie un giro intorno a sé, impersonando il sole, quindi energia , dinamismo, rinnovamento e luce. E la sua immancabile caratteristica di dare la vita. Fuoco e sole, distintivi maschili per eccellenza che sembra strano annoverare nella simbologia della danza d’oriente, come detto fin’ora, prettamente femminile-lunare. Ma ciò è possibile poiché i due poli non sono scindibili. La danzatrice accoglie l'elemento maschile e lo interpreta come una naturale estensione del suo essere, altrimenti sarebbe incompleta. La dualità infatti è onnipresente universalmente, mantiene l'equilibrio e l'armonia perfetta di tutte le cose... che a quanto pare gli antichi conoscevano bene.
La mezzaluna disegnata armoniosamente dai piedi o con la testa si riallaccia al principio femminile, non a caso troviamo numerose iconografie di Iside con una mezzaluna sulla testa. Le braccia, la pancia e la schiena poi ricalcano il movimento di alcuni animali, come il cammello o il serpente. In particolare l’archetipo del serpente è molto interessante in quanto radicato nella storia del mondo. Dai miti greci, passando per quelli nordici fino ad arrivare alle tradizioni asiatiche e sud americane, il serpente è l’emblema dell’energia vitale primordiale. Per l’induismo tale forza, nell'essere umano, è paragonabile alla Kundalini, energia spiraliforme situata alla base della schiena, o a “Ida e Pingala”, potenza maschile e femminile rappresentata da due rettili che si muovono lungo la schiena, intrecciandosi. In sostanza, il serpente è la manifestazione della potenza divina e dell’evoluzione spirituale. Quindi, la sacerdotessa che con le sue danze incarnava l’essenza della Dea, diventava ella stessa perfezione: con l’otto (o infinito), movimento eseguito con il bacino e il petto, in orizzontale, verticale e in alto, con le braccia e con i piedi, si evince questo richiamo di massimo equilibrio e completezza. Il cerchio (per alcuni ronda) disegnato dalla danzatrice con il bacino o con il petto, in senso orizzontale, verticale o laterale, era associato alla ciclicità della vita, ciò che non ha inizio né fine, quindi ancora una volta, perfezione.
Da non dimenticare poi le delicate movenze corporee che ricordano le onde, e perciò l’acqua, altro elemento naturale su cui si aprono le pagine di tutte le scritture mitologiche e religiose, sostanza che dona la vita, legata indissolubilmente alla sfera femminile. Il movimento che incarna questo elemento si sposa con la fertilità, esprimendo capacità ricettiva e lo scorrere degli eventi. Dall’acqua passiamo al fuoco: il basico, passo egizio. La danzatrice solleva un fianco dall’alto verso il basso per due volte e con l’altra gamba, posizionata sulla mezza punta, compie un giro intorno a sé, impersonando il sole, quindi energia , dinamismo, rinnovamento e luce. E la sua immancabile caratteristica di dare la vita. Fuoco e sole, distintivi maschili per eccellenza che sembra strano annoverare nella simbologia della danza d’oriente, come detto fin’ora, prettamente femminile-lunare. Ma ciò è possibile poiché i due poli non sono scindibili. La danzatrice accoglie l'elemento maschile e lo interpreta come una naturale estensione del suo essere, altrimenti sarebbe incompleta. La dualità infatti è onnipresente universalmente, mantiene l'equilibrio e l'armonia perfetta di tutte le cose... che a quanto pare gli antichi conoscevano bene.
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