mercoledì 9 febbraio 2011

"Raqs Al-Sharki", la danza d'oriente: un po' di storia


Non è chiara quale sia l’origine della danza orientale. Per alcuni affonda le sue radici nella lontana Mesopotamia e tramite gli spostamenti delle popolazioni nomadi, tramandata all' l’Egitto, alla Turchia e al Maghreb. Secondo altre fonti invece proviene dall’antica India e anche qui, attraverso le migrazioni, si è mischiata a varie tradizioni. Ad ogni modo, questa antica arte si caratterizza fin dall’antichità per il  suo ritualismo rivolto al culto della Grande Madre, la Dea, conosciuta con nomi differenti a seconda del luogo di provenienza, quali Ishtar, Demetra, Iaset, Parvati e così via. Figure potenti dai nomi diversi ma uguali nella sostanza.

La donna, per eccellenza accostata alla terra, all’acqua e quindi alla vita, era considerata lo strumento grazie al quale la Dea poteva manifestare la sua presenza: si credeva che le sacerdotesse-danzatrici, eseguendo particolari danze mistiche, avessero il potere di liberare l’energia divina. La danza era un vero e proprio rito, un segreto sussurrato e tramandato attraverso una gestualità ben precisa, non solo come canale di contatto con la divinità, ma anche per invocarne la bellezza, il favore, ed era utile per propiziare la fertilità. I movimenti ondulatori e sussultori tipici della danza orientale ricordano la ciclicità della vita, gli elementi e determinati animali ritenuti sacri come ad esempio il serpente, che ritroviamo in moltissime tradizioni oppure nelle primitive forme d'arte: chi non ricorda la statuetta della dea che stringe i serpenti?(foto in alto a sinistra. Queste particolari movenze assunte durante le celebrazionui sacre raffiguravano quindi anche l’atto sessuale e la procreazione. In altre circostanze, la danza era eseguita coralmente per assistere una partoriente durante il travaglio o dalla stessa interessata per alleviarne i dolori. Ma non solo: le danze rituali si estendevano anche all’ambito agricolo, in modo da ingraziarsi la divinità per ottenere un raccolto abbondante.

La danza quindi poteva essere celebrata all’interno dei templi, come accadeva in Egitto, là dove veniva adorata Iaset (Iside) dea della Luna, della bellezza, magia e mistero, sia in luoghi privati o all’aperto. Come tutti i rituali antichi, infatti, essa era inserita in un contesto mistico, riservato solo a poche donne, ma manteneva anche un aspetto più “profano”, aperto agli eventi sociali della comunità, quali feste, matrimoni e momenti di aggregazione, che prese sempre più rilievo con l'affermarsi del patriarcato.

Con l'avvento dell'Islam, fu permesso alle "almee;(donne istruite nell'arte del ballo, del canto, della poesia e dell'intrattenimento) di danzare solo all'interno degli harem, luogo in cui il ballo veniva eseguito oltre che per compiacere il sultano, anche nell'intimità delle stesse danzatrici, per creare tra loro un particolare legame di coesione. Diversamente dalle "gawazee" le zingare egiziane, che con abiti e trucco molto appariscenti, danzavano per le strade durante i loro spostamenti ostentando tutta la propria prorompente abilità, in cambio di denaro.
Col tempo la danza d'oriente muta la sua peculiare caratteristica mistico-religiosa assumendo la valenza di attività d'intrattenimento, perdendo il suo antico significato esoterico. Quando nell’Ottocento i colonizzatori francesi e inglesi entrarono in contatto con la cultura orientale, restarono incantati e non poco imbarazzati da movenze per loro tanto inusuali, in particolar modo dalla vibrazione del bacino (lo shimmy). In questo modo coniarono il termine “danza del ventre”, nome con cui tutt’oggi questa danza è maggiormente conosciuta in occidente. Appellativo tra l’altro improprio, se si considera che essa prevede una gestualità ed un utilizzo armonico di tutto il corpo, in ogni sua singola parte.

La danza orientale diventa così un fenomeno d'attrazione pubblica: aprono i Cabaret alla occidentale, che si diffonderanno a macchia d'olio, colmi di spettacoli dal sapore orientale, si mescolano gli stili, cambiano i costumi (le paillettes di certo non sono tipicamente arabe...), esplode il fenomeno "Belly-Dance" negli Stati Uniti durante la festa per i 400 anni della scoperta dell'America e si afferma la figura della danzatrice professionista. Grazie all'abilità di alcune danzatrici storiche, tra cui ricordiamo Nagwa Fuad, Samia Gamal e Taheya Carioca, che hanno saputo far riafforare la bellezza genuina della danza orientale, essa ha recuperato l'antico valore in un nuovo contesto moderno, superando le barriere del convenzionale.

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