lunedì 28 febbraio 2011

Danzando con Sandy D'Alì

Foto di gruppo del corso di formazione con Sandy D'Alì

L'atmosfera che si respira ha quel profumo inconfondibile della gioia di danzare, che alimenta un'insaziabile voglia di imparare, provare e riprovare, tanto che tre ore sembrano solo pochi minuti. La precisone impeccabile, la professionalità, un'ottima musica e l'allegria sono gli ingredienti insostituibili del corso di formazione con Sandy D'Alì, ballerina da tutta la vita ed esperta insegnante di danza orientale.

Partecipando ai suoi incontri non solo arricchisco la mia esperienza tecnica sul ballo, studiando uno stile diverso, moderno, ma ritrovo una fresca leggerezza che aiuta a lasciarsi andare in un mare musicale di movimenti e colori. Una bellissima esperienza, sicuramente da provare!

I prossimi appuntamenti con la scuola di Sandy D'Alì a Bologna, li trovate di volta in volta aggiornati nella sezione Eventi.

martedì 22 febbraio 2011

Il potenziale femminile

"Scava dentro di te, perché dentro di te è la fonte del bene e zampillerà senza fine, se continuerai a scavare..." (Marco Aurelio)

Awalim, ghaziya, belly-dancer... qualsiasi appellativo vogliate darle, la danzatrice è prima di tutto una donna. La conflittualità che nasce dal doversi misurare con una società prevalentemente machista ci induce a mettere in ombra la nostra essenza, erroneamente intesa quale sinonimo di fragilità. Ma lo scrigno dell'interiorità femminile è tutt'altro che fragile, e per prenderne coscienza è necessario riscoprire noi stesse e le nostre potenzialità.

La danza orientale non nasce per compiacere gli uomini e non è una lap dance araba, ma è la danza della donna per eccellenza eseguita per la donna, è l'esaltazione danzata dell'essenza femminile che ha ben chiaro il proprio potenziale. A differenza di molte altre attività, la danza del ventre non incontra limiti di età né di massa corporea: ogni donna, dall'infanzia alla maturità avanzata e con qualunque taglia può indistintamente praticarla traendone beneficio. Attraverso cerchi, onde e vibrazioni ogni danzatrice esprime se stessa e la sua femminilità con un linguaggio fisico e psichico individuale, affermando la propria personalità con convinzione. Il controllo sui movimenti, poi, amplia la percezione del corpo, schiudendo una consapevolezza interiore che sfocia inevitabilmente nel prendere atto delle proprie capacità nascoste.

La bellezza delle movenze non nasce solo da una tecnica impeccabile, bensì dall'ardore che la danzatrice sprigiona durante il ballo in modo del tutto personale, sussurrando il suo mondo interiore con gioia o malinconia, dalla sensualità alla tenerezza, fino all'allegria. Come ricordo spesso alle mie allieve è più coinvolgente un passo eseguito con passione, anche se relativamente impreciso, piuttosto che un movimento perfetto ma freddo, privo di emozione.

La pratica costante della danza orientale rimuove il velo adagiato sul nostro essere insegnandoci ad ascoltare, ad aprire il cuore alle sensazioni, così che, trasportate dalla musica, saremo in grado di liberare con gioia quell'intuitività prettamente femminile. Ma questo potenziale non resta confinato al ballo in sé. Silenziosamente, senza che ce ne accorgiamo, esso si spande come un lago nella nostra sfera di vita rendendoci coscienti delle nostre capacità e della ricchezza che custodiamo in noi stesse, tenendo ben presenti i nostri confini. Solo così potremo manifestare il nostro sé, con la consapevolezza di ciò che siamo e che siamo in grado di fare, spogliandoci dei timori, dei luoghi comuni e dei ruoli imposti.

mercoledì 16 febbraio 2011

I Benefici Psico-fisici ed Energetici della Danza Orientale

Lo stile di vita occidentale, progressista e innovativo, con i suoi ritmi freneteci o l'eccessiva sedentarietà, le continue corse contro il tempo e lo stress sempre in agguato dietro l'angolo, ci porta inevitabilmente a perdere il contatto con noi stessi e il nostro corpo, col rischio di farci sottovalutare oltremodo l'attenzione che richiedono. Alla lunga, il risultato è un accumulo di tensioni che sfocia in dolori, fastidi e nervosismi di ogni tipo che minano la nostra serenità interiore e il rapporto con l'esterno. Il suggerimento di molti è di praticare un'attività che sfoghi tali tensioni fisiche, ma al contempo è bene dedicarsi a qualcosa che curi non solo il corpo, il quale è un riflesso esteriore dello stato emotivo, ma prendersi cura seriamente del proprio benessere interiore.

La danza del ventre utilizza ogni singola parte del corpo, dalla testa ai piedi, includendo anche l'utilizzo di quei muscoli di cui ne ignoravamo l'esistenza. Praticarla in maniera costante scioglie le articolazioni e rinvigorisce la muscolatura, troppo spesso sottoposta a irrigidimenti dovuti all'assunzione di posture scorrette. Gambe, braccia e petto si irrobustiscono mentre la vita e i fianchi si assottigliano, i fastidi cervicali e lombari si alleviano e la colonna vertebrale riacquista la sua giusta fisionomia, tanto che va a correggere i problemi di lordosi e scoliosi.

I movimenti del bacino e del petto allentano le tensioni e le contratture su tutta la schiena, in particolare le oscillazioni ripetute del bacino stimolano la muscolatura pelvica, riducendo i dolori mestruali e pre-mestruali. Aumenta anche l'ossigenazione del sangue e la circolazione migliora riducendo la ritenzione idrica e la tanto odiata cellulite.

Man mano che la danzatrice entra in contatto con la danza orientale, la sua capacità di concentrazione aumenta, acquista una percezione migliore del suo corpo e una maggiore sicurezza in sé. La femminilità, spesso sacrificata dal nostro modus vivendi, sboccia nuovamente rinvigorita come un fiore a primavera e le insicurezze pian piano svaniscono. La musica, dolce e gioosa, aiuta a creare un ambiente armonioso e vitale dove la danzatrice impara ad aprirsi e ad esprimere se stessa.

Ma non è tutto: la danza orientale non agisce soltanto nella sfera psico-fisica di chi la pratica, ma interessa anche il suo campo energetico, attraverso la stimolazione dei Chakra*. In particolare: il Muladhara Chakra, lo Svadhisthana e il Manipura. Il primo, situato metafisicamente alla base del coccige, ci rimanda al nostro legame con la terra, agli istinti, ai bisogni fisici e al senso di realtà; il secondo Chakra menzionato comprende la sfera della sessualità, della potenza creativa e delle emozioni ed è collocato nella zona pelvica dietro ai genitali. Il Manipura, invece, chakra del plesso solare che si trova tra lo stomaco e l'ombelico, riguarda l'autoaffermazione, la volontà, l'autostima, il rapporto con gli altri e la gioia di vivere. In sostanza, la sollecitazione dei chakra dovuta alla danza orientale lascia fluire l'energia liberamente, armonizzando gli squilibri che si creano in determinati ambiti della vita e della personalità del soggetto.

Infine, c'è da aggiungere un ulteriore giovamento dovuto alla danza del ventre: tra le danzatrici si crea un rapporto sincero di complicità, solidarietà e comprensione, un filo sottile ma resistente che riscopre l'antico senso di questa meravigliosa arte.

Provare per credere!

*I Chakra, parola sanscrita che significa "ruota", secondo la filosofia indiana sono dei centri energetici che irradiano e regolano il nostro flusso di energia (o Prana). La tradizione ne individua sette principali relativi a precisi punti del nostro corpo, che grazie al loro corretto funzionamento sviluppano in senso positivo ed armonico tutte le funzioni creative, vitali, emotive, spirituali e coscienziali di ogni individuo.

giovedì 10 febbraio 2011

Il segreto dei movimenti: cenni sulla simbologia dei passi

Possiamo affermare la danza orientale si esprima attraverso un "linguaggio silenzioso"  del corpo e dello spirito? Sicuramente sì. Come abbiamo detto, nascendo in un contesto ritualistico, i passi di questa danza non erano certo eseguiti a caso: ogni movimento conteneva un simbolismo ben preciso con cui si rivolgeva una preghiera, un inno, un'invocazione, si entrava in estasi o si offriva la propria dedizione agli dei. Anche se al giorno d’oggi non viene più praticata  per scopi mistico-religiosi, il significato dei gesti è stato conservato e tramandato nel tempo contribuendo a renderla una tra le danze più affascinanti di sempre. E' interessante quindi comprendere il significato segreto custodito dalle antiche danzatrici e rivelato silenziosamente da colori, tintinnii e melodie che si intrecciano ad avvolgenti movimenti sinuosi. Scopriamo insieme il significato di alcuni movimenti principali…

Noi danzatrici moderne sappiamo che per alcuni passi è necessario mantenere la pianta dei piedi totalmente a contatto con la terra. Questa posizione basilare, per noi scontata, anticamente manifestava la forza e la stabilità femminile sancita dal connubio tra la donna e la Terra. Di notevole importanza poi sono le mani con le quali evidenziamo maggiormente i movimenti corporei, ma al contempo simboleggiano anche l’atto del donare offerte alla Dea. Non solo: la danzatrice offriva se stessa e il suo cuore alla divinità e tale gesto ancora oggi si esprime inarcando la schiena e portando indietro la testa. I ripetuti movimenti del bacino, in avanti e indietro, e gli shimmy, ovvero i tremori che scuotono delicatamente la danzatrici, rievocano chiaramente l’energia e l’atto sessuale, massima espressione della potenza creatrice umana. 

La mezzaluna disegnata armoniosamente dai piedi o con la testa si riallaccia al principio femminile, non a caso troviamo numerose iconografie di Iside con una mezzaluna sulla testa. Le braccia, la pancia e la schiena poi ricalcano  il movimento di alcuni animali, come il cammello o il serpente. In particolare l’archetipo del serpente è molto interessante in quanto radicato nella storia del mondo. Dai miti greci, passando per quelli nordici fino ad arrivare alle tradizioni asiatiche e sud americane, il serpente è l’emblema dell’energia vitale primordiale. Per l’induismo tale forza, nell'essere umano, è paragonabile alla Kundalini, energia spiraliforme situata alla base della schiena, o a “Ida e Pingala”, potenza maschile e femminile rappresentata da due rettili che si muovono lungo la schiena, intrecciandosi. In sostanza,  il serpente è la manifestazione della potenza divina e dell’evoluzione spirituale. Quindi, la sacerdotessa che con le sue danze incarnava l’essenza della Dea, diventava ella stessa perfezione: con l’otto (o infinito), movimento eseguito con il bacino e il petto, in orizzontale, verticale e in alto, con le braccia e con i piedi, si evince questo richiamo di massimo equilibrio e completezza. Il cerchio (per alcuni ronda) disegnato dalla danzatrice con il bacino o con il petto, in senso orizzontale, verticale o laterale, era associato alla ciclicità della vita, ciò che non ha inizio né fine, quindi ancora una volta, perfezione. 

Da non dimenticare poi le delicate movenze corporee che ricordano le onde, e perciò l’acqua, altro elemento naturale su cui si aprono le pagine di tutte le scritture mitologiche e religiose, sostanza che dona la vita, legata indissolubilmente alla sfera femminile. Il movimento che incarna questo elemento si sposa con la fertilità, esprimendo capacità ricettiva e lo scorrere degli eventi. Dall’acqua passiamo al fuoco: il basico, passo egizio. La danzatrice solleva un fianco dall’alto verso il basso per due volte e con l’altra gamba, posizionata sulla mezza punta, compie un giro intorno a sé, impersonando il sole, quindi energia , dinamismo, rinnovamento e luce. E la sua immancabile caratteristica di dare la vita. Fuoco e sole, distintivi maschili per eccellenza che sembra strano annoverare nella simbologia della danza d’oriente, come detto fin’ora, prettamente femminile-lunare. Ma ciò è possibile poiché i due poli non sono scindibili. La danzatrice accoglie l'elemento maschile e lo interpreta come una naturale estensione del suo essere, altrimenti sarebbe incompleta. La dualità infatti è onnipresente universalmente, mantiene l'equilibrio e l'armonia perfetta di tutte le cose... che a quanto pare gli antichi conoscevano bene.

mercoledì 9 febbraio 2011

"Raqs Al-Sharki", la danza d'oriente: un po' di storia


Non è chiara quale sia l’origine della danza orientale. Per alcuni affonda le sue radici nella lontana Mesopotamia e tramite gli spostamenti delle popolazioni nomadi, tramandata all' l’Egitto, alla Turchia e al Maghreb. Secondo altre fonti invece proviene dall’antica India e anche qui, attraverso le migrazioni, si è mischiata a varie tradizioni. Ad ogni modo, questa antica arte si caratterizza fin dall’antichità per il  suo ritualismo rivolto al culto della Grande Madre, la Dea, conosciuta con nomi differenti a seconda del luogo di provenienza, quali Ishtar, Demetra, Iaset, Parvati e così via. Figure potenti dai nomi diversi ma uguali nella sostanza.

La donna, per eccellenza accostata alla terra, all’acqua e quindi alla vita, era considerata lo strumento grazie al quale la Dea poteva manifestare la sua presenza: si credeva che le sacerdotesse-danzatrici, eseguendo particolari danze mistiche, avessero il potere di liberare l’energia divina. La danza era un vero e proprio rito, un segreto sussurrato e tramandato attraverso una gestualità ben precisa, non solo come canale di contatto con la divinità, ma anche per invocarne la bellezza, il favore, ed era utile per propiziare la fertilità. I movimenti ondulatori e sussultori tipici della danza orientale ricordano la ciclicità della vita, gli elementi e determinati animali ritenuti sacri come ad esempio il serpente, che ritroviamo in moltissime tradizioni oppure nelle primitive forme d'arte: chi non ricorda la statuetta della dea che stringe i serpenti?(foto in alto a sinistra. Queste particolari movenze assunte durante le celebrazionui sacre raffiguravano quindi anche l’atto sessuale e la procreazione. In altre circostanze, la danza era eseguita coralmente per assistere una partoriente durante il travaglio o dalla stessa interessata per alleviarne i dolori. Ma non solo: le danze rituali si estendevano anche all’ambito agricolo, in modo da ingraziarsi la divinità per ottenere un raccolto abbondante.

La danza quindi poteva essere celebrata all’interno dei templi, come accadeva in Egitto, là dove veniva adorata Iaset (Iside) dea della Luna, della bellezza, magia e mistero, sia in luoghi privati o all’aperto. Come tutti i rituali antichi, infatti, essa era inserita in un contesto mistico, riservato solo a poche donne, ma manteneva anche un aspetto più “profano”, aperto agli eventi sociali della comunità, quali feste, matrimoni e momenti di aggregazione, che prese sempre più rilievo con l'affermarsi del patriarcato.

Con l'avvento dell'Islam, fu permesso alle "almee;(donne istruite nell'arte del ballo, del canto, della poesia e dell'intrattenimento) di danzare solo all'interno degli harem, luogo in cui il ballo veniva eseguito oltre che per compiacere il sultano, anche nell'intimità delle stesse danzatrici, per creare tra loro un particolare legame di coesione. Diversamente dalle "gawazee" le zingare egiziane, che con abiti e trucco molto appariscenti, danzavano per le strade durante i loro spostamenti ostentando tutta la propria prorompente abilità, in cambio di denaro.
Col tempo la danza d'oriente muta la sua peculiare caratteristica mistico-religiosa assumendo la valenza di attività d'intrattenimento, perdendo il suo antico significato esoterico. Quando nell’Ottocento i colonizzatori francesi e inglesi entrarono in contatto con la cultura orientale, restarono incantati e non poco imbarazzati da movenze per loro tanto inusuali, in particolar modo dalla vibrazione del bacino (lo shimmy). In questo modo coniarono il termine “danza del ventre”, nome con cui tutt’oggi questa danza è maggiormente conosciuta in occidente. Appellativo tra l’altro improprio, se si considera che essa prevede una gestualità ed un utilizzo armonico di tutto il corpo, in ogni sua singola parte.

La danza orientale diventa così un fenomeno d'attrazione pubblica: aprono i Cabaret alla occidentale, che si diffonderanno a macchia d'olio, colmi di spettacoli dal sapore orientale, si mescolano gli stili, cambiano i costumi (le paillettes di certo non sono tipicamente arabe...), esplode il fenomeno "Belly-Dance" negli Stati Uniti durante la festa per i 400 anni della scoperta dell'America e si afferma la figura della danzatrice professionista. Grazie all'abilità di alcune danzatrici storiche, tra cui ricordiamo Nagwa Fuad, Samia Gamal e Taheya Carioca, che hanno saputo far riafforare la bellezza genuina della danza orientale, essa ha recuperato l'antico valore in un nuovo contesto moderno, superando le barriere del convenzionale.

Benvenuti e...


...Un caro saluto a tutte le danzatrici, praticanti e in erba, e a coloro che si affacciano su questo blog incuriositi dal fascino orientale. Questo spazio sarà dedicato alla danza orientale secondo la mia esperienza, l'idea è di creare qualcosa che non verta esclusivamente sul ballo in sé in quanto attività, ma di esplorare ciò che riguarda la sfera energetica e vitale del potenziale femminile, intrinseco in quest'arte. Tratterò inoltre della storia, dei benefici apportati dalla danza orientale, passando dai suggerimenti, le idee più varie e spunti di riflessione, fino alle news sul mondo della danza del ventre.
Buona lettura e buone danze a tutti!

Alessandra Manaar